La magia dell’Isola del Garda negli scatti del drone
Avete presente l’Isola che non c’è? Beh, l’abbiamo trovata. Non ci sono pirati nè bambini che volano, ma la magia è la stessa.
Per arrivarci non serve seguire le stelle o camminare dritti fino al mattino, ma basta raggiungere il lago di Garda, imbarcarsi in località San Felice e navigare verso l’isola Del Garda, nota anche come Isola Borghese. Una premessa doverosa: si tratta di un’isola privata, di proprietà della famiglia Cavazza, per cui non è sempre accessibile.
E’ possibile però approfittare delle tante visite guidate organizzate in diverse occasioni durante l’anno e ogni giorno durante la stagione estiva.
Il multirotore, qui, si è davvero superato: nei suoi voli in lungo e in largo, tra la villa e lago, sopra i resti del monastero francescano e sulle terrazze, ci ha restituito riprese aeree suggestive, che saranno utilizzate anche in un video dedicato alla provincia di Brescia.
In motoscafo: si parte
Partiti da Brescia, con un cielo offuscato da nuvoloni che non facevano ben sperare, in mezz’ora raggiungiamo San Felice del Benaco. Ad attenderci, al porticciolo, Ezio, che ci condurrà sull’isola in motoscafo, e Anja, che ci farà da guida.
Colori, suoni, profumi sono ben diversi da quelli a cui il Garda ci ha abituato, durante l’estate. Il silenzio ha preso il posto del vociare dei turisti. L’autunno ha ridipinto le foglie degli alberi, sull’acqua si specchiano le nuvole.
Saliamo sul motoscafo. Si parte. Dopo pochi minuti, il porticciolo è ormai un puntino lontano. Siamo vicini all’isola. Davanti a noi sfilano le piante del parco naturale dell’isola, mentre i cormorani ci fissano curiosi.
Intravediamo una torretta che ricorda le torri saracene delle coste dell’Italia meridionale. Siamo arrivati alla darsena. Alcune barche a remi ormeggiate si fanno cullare dall’acqua. Ezio spegne il motore. Tutti a terra, drone compreso. Inizia l’ispezione dell’isola.
L’Isola Borghese, tra profumo di rose e storie di santi
Per raggiungere il palazzo, abitato dalla famiglia dei proprietari, Madame Charlotte e i suoi sette figli che ancora la curano con affetto e dedizione, seguiamo un sentiero che ci conduce ad una delle due terrazze che degradano dalla villa verso il lago. Passiamo attraverso un bellissimo giardino all’italiana. Tra melograni e kaki, limoni e aranci, si intravede qualche biciclettina, lasciata dai bambini. La nostra attenzione è attirata dalle rose. Anja ci spiega che vengono coltivate rose della Cina rosate, la rosa Lady Hillingdon, la rosa Banksia gialla.
La nostra attenzione è attirata da alcuni elementi architettonici che sembrano molto diversi, e molto più antichi, rispetto alla villa. Anja conferma la nostra impressione: sembra incredibile, ma anche San Francesco è passato da qui. A dire il vero, non solo lui, perché sono state ritrovate 130 lapidi gallico-romane che comprovano che l’Isola fu abitata già al tempo dei romani. Nell’879 Carlomanno, fratello di Carlo Magno, la donò poi ai frati di San Zeno di Verona, dando inizio alla stagione “religiosa” dell’Isola. San Francesco ci arrivò nel 1220 e vi istituì un romitorio nella parte scogliosa, a Nord. Nel 1429 San Bernardino da Siena la trasformò in un importante centro ecclesiastico di meditazione che ospitò illustri personaggi religiosi. Nel 1797, però, il monastero venne soppresso da Napoleone che, con la Repubblica Cisalpina, acquisì il diritto di proprietà sull’isola.
Arriviamo sulla seconda terrazza, quella più in alto, ai piedi della villa. Il giardino è in stile classico all’italiana con siepi sapientemente modellate che rappresentano varie figure, compreso lo stemma della famiglia De Ferrari che ha dato vita al giardino. Intorno crescono palme provenienti dalle Canarie. Il drone inizia il suo primo viaggio, con una ripresa aerea del sorprendente panorama che si spalanca davanti ai nostri occhi.
Il multirotore in volo sulla villa dell’Isola del Garda
Il sole ha fatto capolino fra le nuvole, regalandoci una giornata quasi estiva, nonostante sia novembre inoltrato. I raggi hanno acceso i colori di fiori e piante, e anche la villa sembra brillare.
Il mutirotore è in volo per fare una ripresa dall’alto della villa, le cui facciate sono decorate da finestre ad arco acute. Uno zoom lo merita anche la torre, che si erge nell’angolo sud ovest, coronata da merlature a ricamo in pietra con decorazioni floreali in stile neogotico.
Principesco è l’aggettivo che forse descrive meglio questa imponente residenza. Del resto tra i proprietari ci sono stati anche dei principi. Chiediamo ad Anjie di raccontarci brevemente la storia.
Dopo Napoleone, l’isola divenne proprietà del demanio e negli anni successivi passò di mano in mano: Gian Battista Conter (1800), i fratelli Benedetti di Portese (1803),Giovanni Fiorentini di Milano (1806) ed il Conte Luigi Lechi di Brescia (1817) e poi suo fratello Teodoro. Furono i conti ad aggiungere le terrazze di fronte alla villa.
Nel 1860,dopo l’Unità d’Italia, fu espropriata dallo Stato e assegnata all’esercito. Messa all’asta, la proprietà venne aggiudicata al Barone Scotti che la rivendette al Duca Gaetano de Ferrari di Genova e a sua moglie, l’Arciduchessa russa Maria Annenkoff. Prima della morte del Duca nel 1893, i due concepirono insieme il progetto di un palazzo da costruire al posto della vecchia villa Lechi. L’idea di una villa in stile neogotico-veneziano fu però dell’Arciduchessa. La costruzione fu realizzata tra il 1890 e il 1903, su progetto dell’architetto Luigi Rovelli.
Alla morte dell’Arciduchessa, l’isola passò in eredità alla figlia Anna Maria, sposa del Principe Scipione Borghese di Roma. Da lei, nel 1927, la ereditò la figlia Livia, sposata con il Conte Alessandro Cavazza di Bologna, e poi al figlio Camillo che la lasciò a sua volta alla moglie Charlotte ed ai sette figli.
La leggenda di Bennie
Tra principesse e cavalieri, poteva mancare un mostro? No di certo. E infatti pare che la leggenda di Bennie, il mostro del lago di Garda, sia nata proprio qui. La parte Nord dell’isola è una parete rocciosa che scende a picco sul lago e che ospita molte grotte sommerse dall’acqua. Nei giorni in cui il lago è particolarmente agitato, le onde si infrangono sugli scogli. Un po’ il vento, un po’ per effetto delle grotte che fanno da cassa di risonanza, già i frati, che per secoli hanno abitato qui, sostenevano che si sentissero urla disumane. Nacque così la leggenda di questo mostro, presunto abitante delle grotte sotto l’isola, che si fa sentire nei giorni di tempesta o avvistare ogni tanto da qualche turista. Vero o no, Ezio ci conferma che quando il lago è agitato, c’è da aver paura.
Rispediamo su il drone, con una missione: immortalare l’isola per intero… e non ci sa mai che Bennie, incuriosito dal multirotore, faccia capolino.
Le immagini che compaiono sullo schermo mentre il drone vola sull’isola sono davvero pittoresche. L’isola sembra una sirena adagiata sull’acqua, che si protende verso la riva del lago.
Lunga circa un chilometro, la parte originale e naturale è però molto più piccola, e va dalla darsena, dove siamo sbarcati, fino alla parete rocciosa, a Nord. Dalla darsena in giù, dove inizia il giardino, è stata costruita artificialmente più tardi. Ad iniziare i lavori furono i conti Lechi. Oggi è un bellissimo parco naturale, dove si trovano cipressi sempre verdi, cipressi di palude, querce caduche, cedri, pioppi, lauri, platani, abeti e pini di varie specie frammisti ad arbusti ed essenze più tipicamente mediterranee. Al centro, nascosto dagli alberi, un giardino all’inglese.
Il viaggio attorno all’isola
Il tempo è volato. E’ ormai primo pomeriggio e ci apprestiamo a lasciare l’isola, non prima di aver fatto qualche ripresa aerea anche della darsena.
Ezio ci regala l’ultima magia della giornata, un giro attorno all’isola sul motoscafo. Lasciata la darsena, mentre sfrecciamo sull’acqua, alla nostra sinistra si spalanca la villa, con le sue terrazze, gli alberi, i particolari della facciata. I ricordi della giornata appena trascorsa sfilano davanti agli occhi. Pochi secondi, ed ecco: siamo sopra le grotte di Bennie. La parete rocciosa prosegue anche sul lato Est dell’isola finché gli scogli non lasciano posto agli alberi del parco. Della villa non c’è quasi più traccia, ora è la natura che domina incontrastata. Riusciamo a intravedere qualche airone, appollaiati sugli alberi.
Uno stormo di cormorani si alza in volo, come se volessero salutarci. Con questa immagine nel cuore, diciamo arrivederci all’isola.