In volo su Torbiere, Monastero di San Pietro in Lamosa e Montisola

Fotografia aere del borgo di Peschiera Maraglio a Montisola

Un cielo color fumo ci accoglie quando scendiamo dall’auto, nel parcheggio ai piedi del monastero di San Pietro in Lamosa, a Provaglio d’Iseo. Una sottile nebbiolina rende i suoni ovattati, la luce è soffusa. Siamo qui per catturare, con le riprese aeree del drone, immagini delle Torbiere e del Sebino, che poi andranno a comporre un video sulla provincia di Brescia.

Camminando avvolti da questa strana atmosfera, ci sentiamo quasi degli indagatori di misteri. Del resto, è stato da poco scoperto che nel lago di Garda abiterebbe Bennie, cugino alla lontana di quella Nessie che da qualche secolo dimora nel lago di Loch Ness. Chissà che con il nostro multirotore non riusciamo a scoprire che qualche strana creatura vive in queste acque.

Immagini aeree delle suggestive Torbiere

Ci incamminiamo su un sentiero, costeggiando l’acqua, dove galleggiano le ninfee. Se oggi le Torbiere sono un’interessante Riserva naturale lo si deve, una volta tanto, all’intervento dell’uomo, che ha scavato (a mano) la torba, deposito composto da resti vegetali sprofondati e impregnati d’acqua.  Forse fu per caso che  si scoprì che, una volta essiccata,  la torba ha una resa calorica superiore alla legna. Alcune famiglie cominciarono ad utilizzarla per il riscaldamento domestico, e già alla fine del ‘700 venne sperimentata come combustibile nelle filande di Iseo. Da metà ‘800 iniziò lo sfruttamento del giacimento in modo massiccio. Il lavoro sistematico di scavo iniziò nel 1862, quando il consorzio torinese “Società Italiana Torbe”, acquistò la maggior parte delle Torbiere superiori.

Le buche lasciate dagli scavatori, che sono profonde dai 10 ai 15 metri, sono poi state riempite dall’acqua. In effetti, a questa profondità il nostro Torby, “il mostro delle Torbiere” non avrebbe vita facile. Abbandoniamo l’idea di scoprire qualcosa sott’acqua e ci concentriamo sulle riprese aeree del drone.

Le immagini riprese dal multirotore mostrano questa enorme palude, che si estende su 360 ettari, con i suoi specchi d’acqua intervallati da sottili argini di terra.

Sott’acqua si muovono lucci, tinche, carpe, persino i pesci gatti. Un passante (sono molti quelli che vengono qui a fare lunghe passeggiate nella natura)  ci rivela che la Riserva è stata dichiarata zona di importanza ornitologica internazionale. Non fatichiamo a capirne il motivo, vista l’impressionante varietà di volatili che abbiamo modo di notare nella nostra pur breve permanenza, tra folaghe, cuculi e usignoli di palude.

Tutto intorno, la vita quotidiana delle abitazioni e dei campi coltivati che circondano le Torbiere non sembrano disturbare la pace di questo posto, così intimo e quieto. Il nostro multirotore dall’alto riprende anche uno scorcio dell’altro grande bacino d’acqua, dove andremo più tardi, il Lago d’Iseo, con cui le Torbiere comunicano attraverso una parte denominata lametta. Prima di raggiungere il Sebino, ci fermiamo qui ancora un po’, per una ripresa aerea del monastero di San Pietro in Lamosa.

Il drone in volo su San Pietro in Lamosa

In secoli di storia, solo qualche volatile aveva osato sorvolare questo imponente monastero. Oggi il nostro multirotore ha rotto gli indugi, con un ottimo risultato: i fotogrammi di San Pietro in Lamosa che si specchia sulle Torbiere sono davvero suggestivi.

Mentre il drone completa il suo volo, ci fermiamo a leggere la storia del monastero. Per secoli, il luogo in cui sorge è stato sede di culti pagani e cristiani. Poco dopo l’anno 1000, la famiglia feudale de Ticengo ci fece erigere la sua chiesetta privata, che venne poi donata, nel 1083 ai monaci cluniacensi dell’Abbazia di Cluny. Questi ultimi ci rimasero fino al 1535, trasformando il monastero in un punto di riferimento per la vita religiosa, economica, culturale e sociale del territorio. Culti pagani, anno 1000, monaci cluniacensi: siamo a Provaglio d’Iseo o nel bel mezzo del Nome della Rosa?

Crocevia tra le colline franciacortine, la Valcamonica, il Sebino, l’alta pianura Padana e la città, grazie alla storica arteria Brescia-Iseo, il monastero di San Pietro in Lamosa è passato indenne dalle vicende della storia, restando sempre punto di riferimento per il territorio. Oggi, molto più modestamente, è anche protagonista delle immagini riprese dall’alto dal nostro multirotore. Il risultato ci lascia senza parole: nei fotogrammi, si percepisce la bellezza del complesso architettonico, con le Torbiere che si aprono tutto intorno, e la sacralità che l’eccezionalità del posto suscita. Soddisfatti, possiamo continuare il nostro viaggio e ci dirigiamo verso l’ultima tappa della giornata: il lago d’Iseo.

Riprese aeree su Lago d’Iseo e Monte Isola

Narra la leggenda che  un tempo, quattro giovani nobil donne, le quattro Marie, si ritirarono ad una vita ascetica. Una scelse di vivere sul monte di Conche, l’altra sul monte detto Gioco, la terza Monte Isola, la quarta il monte più alto di Parzanica. Vivevano in completo isolamento. Solo una volta all’anno, in una data stabilita comunicavano tra loro, accendendo un fuoco.

Fortunatamente è mezzogiorno, e non corriamo il rischio di vedere alcuna fiammella che illumini il Santuario sulla cima di Monte Isola. Chissà, però, che il drone non riprenda qualche strana ombra.
Monte Isola, del resto, è anche questo. Siamo nell’isola lacustre più grande d’Italia, tra le più grandi d’Europa (il primato ce l’hanno scippato gli svedesi), al centro di un lago, il Sebino, circondato da monti che rendono di un blu scuro l’acqua. In cima, il santuario della Madonna della Ceriola, che risale al 1500. A fare da cornice, gli ulivi, da cui si ricava un ottimo olio. Anche qui i monaci di Cluny hanno lasciato il segno. A loro risalirebbe la secolare tradizione della fabbricazione delle reti da pesca.

E’ questo gigante del lago d’Iseo il protagonista delle riprese aeree del nostro drone, che non oscura, però, la bellezza del lago, su cui si affacciano paesi dal profilo nobiliare e caratteristici borghi di pescatori.
Guardiano le immagini riprese dall’alto sul monitor. Nessuna traccia di fantasmi. Nei fotogrammi, scene da cartolina che raccontano il Sebino in tutta la sua bellezza. Una luce soffusa gli conferisce un’aura di mistero. Esattamente come lo vediamo noi, davanti ai nostri occhi.

Mentre il sole sta calando, salutiamo il lago d’Iseo, con la mente ancora piena di immagini di monaci, monasteri, mostri lacustri. Volgiamo uno sguardo su Monte Isola. E’ solo l’ultimo raggio di sole o è una fiammella quella che brilla sul Santuario…?

 

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